Un racconto rotondo ispirato al Qi gong dei Cinque Animali
(…) “Il Sé possiede tutti gli attributi
che si possono immaginare.
Non c’è quindi alcun dubbio
che, evocando, non importa quale fra essi,
esso divenga realtà” (…)
da L’intuizione del Sé, un capitolo del Sarvajnanottara Tantra
Nessuno di noi può sottrarsi dal “fare storie”. Il ricercatore curioso, disponibile a dilatare il proprio territorio interiore, incontra alternative possibili, impossibili, rivelatorie. A volte riesce anche ad intuire Sé stesso.
Nelle prossime pagine è proposto un breve racconto rotondo che prende spunto dagli animali archetipici del Wu Qin Xi – il Qi Gong dei Cinque Animali. Questi animali sono antichi abitanti del nostro codice animico: sono funzioni, sono forme dell’essere, sono rappresentanti archetipici che danzano eternamente da un piano più grossolano ad uno più sottile accompagnando le fasi dell’esistenza. Ogni animale è collegato ad un elemento, ad un organo, ad un viscere, ad un colore, ad un’emozione, ad una direzione che si sviluppano in un movimento circolare e perpetuo. Intessono una storia di crescita e di decrescita che si specchia nella natura di ogni cosa[i].
Si propone una lettura che sia a supporto della propria pratica di ricerca artistica o creativa in generale, senza giudizio e prestazione di alcun genere.
Era una magnifica mattina di primavera: il vento giocava a scompigliare il suo pelo morbido e lucente.
Imparò presto a dondolarsi sulle liane che scendevano dagli alberi tutt’intorno alla sua tana. Spiccava piccoli saltelli aggraziati ma anche grandi balzi, atletici e potenti.
Riusciva ormai benissimo in questa attività, ma non era sempre stato così. Aveva imparato ad osservare le caratteristiche dell’ambiente e rispondere opportunamente: se individuava un rametto verde e flessuoso, sapeva che poteva divenire un trampolino dove rimbalzare e lanciarsi; se, invece, incontrava un grande e possente ramo con la corteccia rugosa e spessa, sapeva che avrebbe potuto contare sulla sua robustezza. Si sedeva e si aggrappava sicura e stabile. Stava attenta anche ai rami ingrigiti e secchi perché più volte si erano spezzati sotto al suo peso facendola franare a terra.
Imparava dall’esperienza, non senza errori, e aveva compreso come riuscire a mantenere un atteggiamento aperto. L’Orso le diceva che evitare l’incontro con le difficoltà dichiarava a sé stessi la propria incapacità di affrontarle.
Scimmia
Sale e scende rimbalzando in un movimento che rappresenta un asse che si sposta sia in progressione, sia su sé stesso. La scimmia si gira e il suo sguardo si sgancia dalla mano per rivolgersi a 360 gradi fino al panorama posteriore.
È un movimento complesso così come sono complesse le funzioni a cui è legata: prendere decisioni e concretizzare.
La scimmia guarda e protegge l’avanti e il dietro. Un movimento guidato dalla fantasia in tutte le direzioni.
Inspirò ed espirò profondamente di fronte al paesaggio aperto e luminoso di fronte a sé e le parve di percepire un odore mai sentito prima. Osservando meglio, il suo sguardo si posò su una creatura.
Aveva un corpo alto ed elegante, il collo magro, le zampe lunghissime e due ali enormi. Al posto del muso peloso aveva un becco sottile. Si muoveva con una grazia meravigliosa, come se danzasse, ma non appena individuava un pesciolino muoversi sotto l’acqua, con un colpo velocissimo e ben mirato, riusciva a pescare il suo pranzo.
Le acque del lago, colpite dal sole allo zenit, creavano riflessi di tutti i toni nel cielo azzurro.
Prese coraggio e si avvicinò: “Che cosa sei tu?”.
La Gru era un uccello ma aveva qualcosa che istintivamente riconosceva anche come suo. Aveva vissuto lontano da lì, aveva percorso grandi spazi, si esprimeva attraverso coordinate che per la Scimmia erano incomprensibili, ma percepiva comunque una connessione molto forte, come se fosse essenziale averla incontrata. Stettero insieme a lungo, tutto il tempo che venne per loro.
Quando fu ora, si separarono. Si era fatta sera. Il sole stava tramontando.
L’Orso aveva spesso parlato dello scorrere del tempo, il susseguirsi delle stagioni, i cambiamenti dei colori della natura. In alcune situazioni, tutti questi riferimenti divengono sostanzialmente polvere.
Gru
Mani e braccia aperte come un battito di ali. Passo che è quasi un saltello.
Il corpo è leggero durante il movimento, così come in volo. L’appagamento scalda e illumina il cuore.
Gru
Mani e braccia aperte come un battito di ali. Passo che è quasi un saltello.
Il corpo è leggero durante il movimento, così come in volo. L’appagamento scalda e illumina il cuore.
Inspirò ed espirò profondamente di fronte al paesaggio aperto e luminoso di fronte a sé e le parve di percepire un odore mai sentito prima. Osservando meglio, il suo sguardo si posò su una creatura.
Aveva un corpo alto ed elegante, il collo magro, le zampe lunghissime e due ali enormi. Al posto del muso peloso aveva un becco sottile. Si muoveva con una grazia meravigliosa, come se danzasse, ma non appena individuava un pesciolino muoversi sotto l’acqua, con un colpo velocissimo e ben mirato, riusciva a pescare il suo pranzo.
Le acque del lago, colpite dal sole allo zenit, creavano riflessi di tutti i toni nel cielo azzurro.
Prese coraggio e si avvicinò: “Che cosa sei tu?”.
La Gru era un uccello ma aveva qualcosa che istintivamente riconosceva anche come suo. Aveva vissuto lontano da lì, aveva percorso grandi spazi, si esprimeva attraverso coordinate che per la Scimmia erano incomprensibili, ma percepiva comunque una connessione molto forte, come se fosse essenziale averla incontrata. Stettero insieme a lungo, tutto il tempo che venne per loro.
Quando fu ora, si separarono. Si era fatta sera. Il sole stava tramontando.
L’Orso aveva spesso parlato dello scorrere del tempo, il susseguirsi delle stagioni, i cambiamenti dei colori della natura. In alcune situazioni, tutti questi riferimenti divengono sostanzialmente polvere.
Da dietro il cespuglio, in penombra, uscì la grande Tigre.
“Cosa fai nel mio territorio?” disse con voce profonda.
“Oggi mi è successo qualcosa di diverso. Sento uno spazio dentro di me che non conoscevo.”
La Tigre era grande, fiera, con denti affilati e zampe possenti. Emanava una presenza piuttosto imprevedibile. Per quanto la Scimmia non si sentisse completamente a proprio agio in questa situazione, cercò di avere fiducia e si fece accompagnare.
Camminavano fianco a fianco, nel silenzio, tra i ricordi della giornata, e si accorse di quanto si muovesse rotondamente, con passo morbido e sicuro. La Tigre sapeva esattamente dove stava andando. Non si poteva evitare, non si poteva scappare.
All’Orso piaceva chiamarla Guardiana. Al calar della sera usciva dalla sua tana e iniziava a presidiare il bosco. Non era strano incontrarla: poteva arrivare piano, scostando con grazia le fronde degli alberi, così come balzare all’improvviso giù da una roccia per assaggiarti. Nonostante fosse un animale profondamente gentile, non era facile prenderla nel verso giusto: poteva diventare irrequieta, crudele e non si riusciva più a dialogare con lei.
Tigre
Sensibile e rotonda nel passo, mentre procede dando zampate. Le scapole massaggiano la schiena, tutte le articolazioni massaggiano il corpo radicandosi verso il basso. Il respiro si trasforma in profondità, regolando tra l’esterno e l’interno. Il naso apre, lo sguardo intuisce, tra sicurezza, cautela e sospetto.
Serpente
Morde e si ripiega. Attacco repentino e sinuosità perpetua. La colonna vertebrale guida e favorisce ogni cosa attraverso spinte di volontà e vitalità ancestrali.
La Scimmia si arrampicò stancamente. La notte era ferma e scura ma la luna piena brillava nel cielo. Si distese per rilassarsi e sentì le palpebre sempre più pesanti…
Un Serpente nero, intanto, si calò sinuosamente dalla sommità dell’albero. La Scimmia si era addormentata.
Questa creatura aveva un corpo lungo e sottile senza arti, pieno di muscoli forti. Si acciambellò su sé stesso mentre la testa restò dritta e pronta a captare ogni minimo movimento.
“Potrei ingoiare questa scimmia in un solo boccone. Potrei bloccarla e inglobarla per sempre.” pensò tra sé e sé. L’oscurità e il silenzio proteggevano i suoi spostamenti e le sue intenzioni. Era spesso frainteso, era spesso cacciato e temuto, eppure non conosceva nessun altro in grado di continuare a vivere e adattarsi così bene all’esistenza.
L’Orso, però, non rimaneva immobilizzato se gli capitava di incontrarlo, ma cercava piuttosto di ascoltare. Gli aveva comunicato più volte l’importanza della sua presenza e che tutte le cose esistono per uno scopo e partecipano al mistero della vita.
Il Serpente riguardò la Scimmia con attenzione ancora un momento. Fu mezzanotte. A quel punto si concesse di strisciare via dal suo giogo.
La Scimmia si arrampicò stancamente. La notte era ferma e scura ma la luna piena brillava nel cielo. Si distese per rilassarsi e sentì le palpebre sempre più pesanti…
Un Serpente nero, intanto, si calò sinuosamente dalla sommità dell’albero. La Scimmia si era addormentata.
Questa creatura aveva un corpo lungo e sottile senza arti, pieno di muscoli forti. Si acciambellò su sé stesso mentre la testa restò dritta e pronta a captare ogni minimo movimento.
“Potrei ingoiare questa scimmia in un solo boccone. Potrei bloccarla e inglobarla per sempre.” pensò tra sé e sé. L’oscurità e il silenzio proteggevano i suoi spostamenti e le sue intenzioni. Era spesso frainteso, era spesso cacciato e temuto, eppure non conosceva nessun altro in grado di continuare a vivere e adattarsi così bene all’esistenza.
L’Orso, però, non rimaneva immobilizzato se gli capitava di incontrarlo, ma cercava piuttosto di ascoltare. Gli aveva comunicato più volte l’importanza della sua presenza e che tutte le cose esistono per uno scopo e partecipano al mistero della vita.
Il Serpente riguardò la Scimmia con attenzione ancora un momento. Fu mezzanotte. A quel punto si concesse di strisciare via dal suo giogo.
Serpente
Morde e si ripiega. Attacco repentino e sinuosità perpetua. La colonna vertebrale guida e favorisce ogni cosa attraverso spinte di volontà e vitalità ancestrali.
La notte proseguì ancora qualche tempo, fresca e silenziosa, e abbracciava tutti gli animali.
All’alba, una nuova storia sboccerà come un fiore, pronta per essere raccontata, come una pagina dell’eterno movimento che ci circonda.
Orso
Procede in una torsione controlaterale a pugni chiusi non serrati attraverso un’onda che non si ferma mai. Conserva e trasforma. Metabolizza in contatto con tutto ciò che lo circonda. Da una parte spezza, dall’altra intenerisce.
La Filosofia Energetica Cinese sviluppa le sue radici nel concetto di “qi” (soffio o energia vitale) che rappresenta qualche cosa che scorre tra elementi materici ed elementi celesti della realtà. Seguendo le immagini rappresentate dall’ideogramma qi, esso è un vapore che si sprigiona in seguito all’accensione di un braciere ricco di nutrimento. Gli ingredienti principali coinvolti e generatori di questo processo sono lo Yin e lo Yang, gli opposti/complementari supremi dell’esistenza.
Il qi gong (addestramento del qi) è un’arte che si propone di armonizzazione il qi attraverso un insieme di tecniche, forme e movimenti fisici e respiratori. L’applicazione del qi gong alle forme degli animali sembra risalire al maestro Hua Tuo che visse intorno al 150 d.C.